Signor Presidente mi permetto di richiedere una risposta a questa mia lettera inviataLe il giorno 01/12/2016.

Questa richiesta nasce da due motivi principali.

Il primo motivo è che la risposta arrivata dalla Sua Segreteria, avendo come contenuti solo frasi di rito e di circostanza, non è stata ne esaustiva, ne chiarificatrice e nemmeno rispettosa del sottoscritto.

Il secondo motivo consiste nel semplice fatto che Antonio Attianese, già menzionato nella lettera in oggetto sta morendo.

Mentre per il primo motivo avrò sicuramente tempo e modo di essere più esplicito ed esaustivo per i motivi che mi inducono ad essere amareggiato, per il secondo motivo questa libertà purtroppo è mancante.

Antonio in tutto il suo dramma non ha MAI ricevuto da parte delle Istituzioni TUTTE un segnale di ripensamento, di riavvicinamento, di umana vicinanza, di comprensione, di giustizia e lealtà.

Antonio sta morendo, come da lui stesso detto, “dannato” per non essere riuscito ad ottenere prima di morire, per sua moglie Maria e i suoi due bimbi Biagio e Carmen, di cinque e sei anni, ciò che la legge gli riconosce.

Proprio quelle leggi e quelle Istituzioni che Lei con il suo autorevole ruolo rappresenta.

Signor Presidente questa lettera, per volere anche di Antonio stesso, non vuole essere una nota polemica nei suoi confronti o dello stato, bensì uno stimolo per far tendere le Istituzioni ancora miopi o distratte ad impegnarsi anche umanamente in osservanza delle leggi e dei regolamenti che le stesse figure hanno emanato e verso le quali da sempre, chiedono cittadini in divisa di venir difese e rispettate.

Signor Presidente ora più di prima tornano forti le frasi che in tempi non sospetti le avevo scritto nella lettera:

“…Mi rivolgo a Lei ora, perché le famiglie più deboli non debbano continuare a piangere la perdita di un loro caro, per poi ricevere quale unico conforto dalle Autorità Istituzionali di cui Lei è la figura più alta, il postumo messaggio di circostanza “non sapevamo del problema, altrimenti avremmo fatto il possibile per aiutarlo, se avesse parlato prima saremmo sicuramente intervenuti”…”

“…E peggio ancora, come posso spiegare ai figli di quei colleghi morti per tali malattie, del perché i loro padri negli ultimi anni non gli hanno potuto dedicare quell’affetto e quella serenità familiare a loro dovuta, per il solo motivo di essere stati impegnati a difendere la propria dignità e l’avvenire dei propri figli in lunghi processi che, nella maggior parte dei casi, si concluderanno dopo la morte del genitore stesso?

Vorrei ad esempio che le Istituzioni tutte si rivolgessero ai figli del mio fraterno amico e collega Ranger Attianese Antonio che da anni lotta contro una malattia che lo sta minando nel fisico e contro uno Stato che lo sta distruggendo nella mente, per dirgli “state tranquilli, risolviamo noi i problemi che state vivendo, voi pensate solamente a godervi l’affetto di vostro padre in serenità e gioia”…”

Nella speranza ottenere un Suo gentile interessamento nei confronti del dramma vissuto da Antonio e dalla sua famiglia Le porgo i più sentiti e ossequiosi saluti.

Carlo Chiariglione

https://www.carlochiariglione.com/persona/sergio-mattarella/

 

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