DI: CARLO CHIARIGLIONE – MICHELE TOSO – GIORGIA GUGLIELMINO

 

Questa è la triste storia di un giovane ricercatore italiano più volte umiliato e assassinato.

Assassinato da un Paese, l’Egitto, che ancora si dichiara nostro alleato e che noi consideriamo nostro amico, ma che impunemente e selvaggiamente si arroga il diritto di sequestrare, umiliare, torturare, uccidere, quindi infangare il corpo, la vita e il nome di un ragazzo, di un figlio, di un cittadino italiano.

Assassinato da una politica che non riesce o, meglio ancora per non rovinare affari economici in atto, non vuole imporsi per preservare i propri cittadini e l’onore del proprio Paese.

La storia dei due Marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre vittime anch’essi della prepotenza e dell’impunità di un paese straniero che in quel caso era l’India, non ha insegnato proprio nulla.

Assassinato da una memoria popolare che dura quanto un lunedì dopo le partite di calcio, e che non si accorge di quanto marcio, quanta indifferenza e quanta sofferenza esista intorno e dentro di essa.

Questa è la storia di un nostro fratello che ritenuto dai servizi segreti egiziani una “Spia” è stato prima messo sotto controllo, poi giustiziato arbitrariamente e senza prova alcuna.

Il governo e le autorità egiziane una volta chiamate in causa da una eco troppo grande per essere soffocata, hanno da subito negato ogni accadimento e ogni loro responsabilità, per poi, una volta rivelatesi indifendibili le loro posizioni e le loro scuse, iniziare a propinare tutta una seri di menzogne, di omissioni, di ricostruzioni demenziali e insostenibili.

Volutamente in questo articolo non si entrerà nella descrizione degli eventi, essendo stati questi ormai largamente ed esaurientemente discussi.

Qui si cercherà di dare solamente una visione sulla affidabilità della persona di Giulio, e di motivare la sua estraneità alle accuse mosse dal governo egiziano, ovvero di essere un agente segreto infiltratosi nel paese per reperire informazioni al fine di soverchiare il governo pro tempore.

Prima di passare all’analisi tecnica sulla comunicazione di Regeni contenuta nel video, forse è opportuno dare qualche informazione aggiuntiva circa il significato delle accuse mosse dal Governo egiziano nei confronti dell’italiano.

Queste spiegazioni sono necessarie per decifrare e comprendere meglio il video di seguito riportato e analizzato.

Regeni è stato ucciso perché ritenuto una spia in cerca di “Fonti”.

In pratica, sempre a detta dei servizi segreti egiziani, Regeni stava conducendo la “Humint”, ovvero la più classica delle tecniche usate dagli agenti segreti per la raccolta di informazioni sensibili, da utilizzare successivamente contro il governo egiziano, per quanto dallo stesso dichiarato.

La “Humint” – Human Intelligence – è una raccolta di informazioni occulta, attuata attraverso la costruzione di rapporti interpersonali produttivi sapientemente e scientificamente instaurati tra la spia e le persone più o meno comuni, ritenute utili, chiamate “Fonti”.

In breve:

  • Si studia e si decide quali informazioni sono da reperire;
  • Si cerca attraverso una ricerca metodica e oculata quale soggetto e’ in grado di avere il giusto accesso e risulta sufficientemente attendibile e produttivo per tale finalità;
  • Si studiano quindi i suoi punti deboli (economici, sociali, affettivi, etc), le passioni, le abitudini, le amicizie, etc;
  • Si crea un “presupposto” per poter entrare in contatto con la fonte scelta;
  • Si entra in confidenza con lui guadagnandosi la sua fiducia;
  • Si inizia, a sua insaputa, a reperire tutte le informazioni necessarie per la condotta della missione.

A volte può capitare che, nella interazione con il soggetto/fonte, si percepisca una disponibilità della stessa ad essere comprata, ad esempio economicamente.

Oppure si percepisca una sua posizione politica, sociale, morale tale da far intendere alla spia la disponibilità ad una collaborazione attiva e diretta della fonte verso le finalità della missione.

In questo caso, ad esempio una possibile fonte ovvero un collaboratore inconsapevole e passivo, può diventare un collaboratore cosciente, consenziente e attivo.

Si passa, quindi, dalla figura della fonte a quella più famosa conosciuta da tutti come “partigiano”.

 

Ora tornando al video in oggetto, sembrerebbe essersi verificata proprio questa fattispecie di reperimento di informazioni attraverso una fonte.

Mohammed Abdallah, capo del sindacato autonomi degli ambulanti del Cairo parla con Giulio Regeni e gli chiede dei soldi, riprendendolo in volto.

Sono queste le immagini trasmesse degli investigatori egiziani a quelli italiani, girate dallo stesso Abdallah, che mostrano l’ultimo incontro con il ricercatore italiano.

I due parlano del progetto della fondazione Antipode, l’associazione britannica che aveva messo a disposizione sino a diecimila sterline per partecipare a un progetto per l’inclusione sociale, destinato ai paesi in via di sviluppo. ‘

Ma purtroppo sempre nel video la fonte sembrerebbe essere proprio il nostro Regeni, dato che tutte le situazioni, le azioni e gli atteggiamenti occulti sopra descritti, sarebbero stati perpetrati meticolosamente non da Angelo bensì dal suo interlocutore Mohammed Abdallah.

Già il fatto che l’egiziano abbia incontrato Regeni con indosso una micro camera occulta è il primo segnale che ci conferma che era l’egiziano svolgere una azione Humint nei confronti dell’italiano.

Mohamed cerca da subito di capire di che livello di potere/autorità è investito Regeni.

Regeni si dichiara essere un mero esecutore finalizzato solo al progetto umanitario.

Se fosse stato un agente, vista la situazione e la conoscenza già costruita con l’egiziano, gli avrebbe fatto intendere di una sua discrezionalità decisionale, al fine di farlo parlare o per percepire una sua possibile propensione a “vendersi”.

AFFIDABILE

Mohamed cerca di stimolare Regeni ad elargire subito i soldi o comunque ad interfacciarsi con chi più autorevole di lui potrebbe farlo.

Una spia avrebbe potuto sondare il terreno cavalcando l’apertura creata dall’egiziano, Regeni invece chiude il discorso dicendo ” non è professionale” e “non ho autorità in quanto sono un semplice ricercatore”, infine “i soldi devono essere elargiti nei modi ufficiali, senza scorciatoie”.

AFFIDABILE

Regeni chiude definitivamente ogni possibilità all’egiziano di riproporre scorciatoie o altre modalità di reperimento e impiego dei soldi, dicendo “questo è importante per me, non ho altri interessi e spero che sia lo stesso per voi“.

Fosse stato una spia avrebbe lasciato aperto il canale cercando di sondare meglio il terreno.

AFFIDABILE

Mohamed riprova a sondare il terreno cercando di far dire a Regeni di un possibile utilizzo dei soldi per fini politici per promuovere la libertà.

Regeni non coglie e non utilizza nemmeno questa volta questa possibilità di reperire eventuali notizie o una collaborazione, ma risponde “se ricevo dei progetti interessanti allora potrebbero essere erogati i fondi

AFFIDABILE

A questo punto l’egiziano non avendo avuto riscontro con il metodo “economico” cerca di sondare Regeni a scoprire le carte utilizzando il metodo “emotivo/empatico”.

Mohamed, confermando una lunga amicizia con Regeni, tira fuori una struggente e disastrosa situazione familiare per la quale necessita di soldi, “sono disposto a buttarmi su qualsiasi cosa purché escano fuori i soldi“.

Questa è una chiave molto utilizzata nella gestione delle fonti da parte dei servizi segreti poiché molto funzionale.

Regeni, ancora confermando la sua estraneità al mondo dei servizi segreti, rimarca il fatto che lui non ha possibilità di una gestione diretta dei soldi per fini personali in quanto semplice accademico.

AFFIDABILE

Mohamed riprova a forzare la mano su Regeni ” ma non c’è una scappatoia per utilizzarli a fini personali?

Regeni per l’ennesima volta, contrariamente a quanto avrebbe fatto una spia in cerca di fonti o di collaboratori, risponde ancora una volta che non ci sono altri modi per utilizzare questi soldi.

AFFIDABILE

Mohamed rigioca nuovamente la carta empatica, dicendo che la figlia è gravemente malata e che ha necessità di soldi.

Regeni ancora una volta non coglie l’opportunità di potersi “comprare” una fonte ovvero l’egiziano stesso, negando ogni possibile elargizione di denaro per fini privati diversi da quelli ufficiali. Rimarca anche il fatto che comunque tali soldi sarebbero disponibili solo dopo mesi di attesa, quindi non immediatamente utilizzabili per la figlia.

Questa è una ulteriore chiusura ad ogni doppia finalità delle proprie azioni.

AFFIDABILE

 

Ora ci sono alcune domande rimaste senza risposte, ma che forse andrebbero soddisfatte dalla politica italiana e non solo.

 

Come mai l’agenzia inglese per la quale lavorava Regeni non è mai entrata nel merito della questione?

 

Perchè non si è mai espressa per dare una sua versione dei fatti?

 

Perché il nostro Governo non ha mai chiesto spiegazioni agli inglesi?

 

Regeni poteva essere stato utilizzato da qualche servizio straniero, ad esempio quello inglese, quale “pedina inconsapevole”?

 

Se fosse così gli avvenimenti, le caratteristiche e le modalità degli stessi prenderebbero un senso logico ben definito e chiaro, ma assolutamente deprecabile.

 

Se fosse così Regeni sarebbe stato usato a sua insaputa per reperire delle informazioni per i servizi segreti di uno Stato straniero, presumibilmente l’Inghilterra.

 

Se fosse così Regeni sarebbe stato esposto a un reale pericolo di morte per conto di terze parti che ora si tirano fuori dalla questione.

 

Se fosse così si spiegherebbe l’accanimento che i servizi segreti egiziani hanno esercitato sul ragazzo.

 

Forse il controspionaggio egiziano era venuto a conoscenza che dietro Regeni ci sarebbe stato un Paese straniero e un relativo progetto anti governativo?
Regeni è morto nel nome della buonafede propria e del tradimento occulto di altri?

 

http://www.lastampa.it/2017/01/23/multimedia/esteri/regeni-il-video-mai-visto-dellincontro-con-il-sindacalista-che-lo-denunci-043DcSSsXgDoGxbYgxXrPJ/pagina.html

FONTE: LA REPUBBLICA – R.IT

 

ANALISI COMUNICATIVA

In questo video effettuare un’analisi comunicativa risulta tutt’altro che semplice.

Tuttavia emergono dei particolari degni di nota.

Osservando il Regeni mentre parla è possibile notare dei movimenti oculari prima verso destra in alto (evidenti) e poi a sinistra in centro (impercettibili – mediante fermo immagine e aumento di luminosità del video); ciò denota che il soggetto prima costruisce il discorso “ex-novo”  e poi ricorda il suono del termine arabo che esprime i concetti desiderati.

A fronte di ciò si potrebbe presupporre che la probabilità che stesse recitando un copione è molto bassa.

AFFIDABILE

E’ anche possibile notare quanto il Regeni usa a supporto dei concetti espressi la gesticolazione manuale e quanto accentua le espressioni del volto, possibili sintomi di una poca esperienza con la lingua araba.

Durante la gesticolazione mostrava molto i palmi delle mani e alzava le spalle, nonostante tutto il contesto comunicativo non permette di utilizzare questi ultimi due atteggiamenti come possibili markers intenzionali.

Tenuto conto dell’impossibilità di effettuare un analisi comunicativa correlata alla semantica del linguaggio verbale (a causa della difficoltà nel tradurre l’arabo) è necessario soffermarsi sulla gestualità, cercando di comprenderne la natura spontanea della sua manifestazione, che potrebbe portarci a considerare la comunicazione del Regeni nel video una comunicazione non artefatta oppure, se lo fosse, avremmo davanti un soggetto di elevata esperienza persuasivo/menzognera.

A conferma di quanto appena ipotizzato riportiamo un’utile descrizione di Gilberto Gobbi consultabile per intero al seguente link:

http://www.treccani.it/enciclopedia/gestualita_(Universo-del-Corpo)/

“I comportamenti gestuali sono, inoltre, più autentici, in quanto è molto difficile la falsificazione del contenuto affettivo attraverso i gesti, mentre la parola sembra essere un mezzo privilegiato della menzogna. L’errore nella comprensione e nell’interpretazione del linguaggio gestuale è comunque sempre possibile. Passando dalla descrizione all’interpretazione, occorre seguire una metodologia rigorosa, una definizione non equivoca dei comportamenti gestuali interpretati e inscrivere il comportamento osservato in un contesto più ampio, in cui troverà il suo significato. A questo proposito P. Ekman e W.V. Friesen (1981) rilevano l’esigenza di tener conto di una serie di variabili, come gli altri comportamenti dell’individuo osservato, il comportamento verbale concomitante, la situazione vissuta (uno stesso sorriso non va interpretato nella medesima maniera), le caratteristiche fisiche di chi emette un comportamento (lo stesso gesto ha significato diverso se fatto da un bambino o da un adulto), l’insieme del comportamento verbale e non verbale.”

 

Queste sono le “inconfutabili e strabilianti” prove con le quali il Governo egiziano, dopo aver perpetrato volontariamente e coscientemente un orrendo crimine, ha osteggiato il nostro Governo nei confronti di una pronta e leale risposta?

Il nostro governo ha saputo solo non curarsi di loro, ma ha guardato ed è passato.

ASPETTO PSICOLOGICO

Nell’immaginario collettivo un uomo e una donna come coronamento del loro percorso di vita e di crescita hanno sempre in mente un figlio o di una figlia.

Non troppo presto, non troppo tardi, ma prima o poi arriva il momento in cui pensi di essere pronto per prenderti cura di una piccola creatura dipendente imprescindibilmente dalle tue azioni e attenzioni.

Ebbene quando quel momento arriva giuri a te stesso che mai niente e nessuno potrà portare quel pezzo di te lontano dalle tue protezioni.

Ma l’indivisibilità familiare è un sogno utopico che non si avvera.

Saranno gli eventi, saranno le scelte, saranno i sogni e le ambizioni, ma quel piccolo tesoro spiccherà il volo e tu non potrai fare altro che augurargli il meglio e accompagnarlo con una preghiera.

Ma avendo letto questa storia, quanto pensate abbiano dovuto pregare i genitori di un uomo abbandonato, dimenticato, torturato e solo in ultimo ucciso?

Secondo voi lo Stato si é fermato a riflettere a chi stava togliendo quel figlio, da chi non stava tornado quel “bambino”?

Eh si, potrai essere il Presidente del Consiglio ma per la tua mamma sempre e solo il suo bambino rimarrai.

Detto ciò sarebbe superfluo sottolineare, ma noi lo facciamo ugualmente, che é decisamente innaturale che un genitore seppellisca il figlio.

Ma poi per chi?

Per cosa ?

Per uno Stato che sembra ignorare l’unicità dei propri cittadini?

Per uno Stato che ritiene che i suoi figli siano sacrificabili e sostituibili solo perché il fine giustifica i mezzi?

Realtà squallida ma, purtroppo, sempre realtà!

I nostri politici evidentemente non si rendono conto che non giocano a dadi solo con un professionista innocente perché esecutore di ordini, anzi innocente perché per fiducia e in fiducia ha posto la sua vita nelle mani di terzi, di terzi traditori aggiungerei.

I nostri “signorotti” giocano a dadi con la vita, la felicità e la salute di famiglie intere, perché le battaglie più dolorose sono in buona quelle combattuta dalle nostre famiglie, dalle stesse famiglie che accendono ogni giorno la TV con la speranza di non sentire mai un nome, un solo nome, quello della propria creatura.

La prima guerra la combattono loro, padri, madri, fratelli e sorelle, che esattamente come nei peggior film sperano di non dover mai aprire la porta a un uomo in alta uniforme che annuncia una “caduta”.

E come purtroppo abbiamo conosciuto nella storia appena raccontata, questa sofferenza, questa angoscia, questo incubo notturno non è riferito solo alle famiglie, ai genitori con un figlio in divisa.

Ritorniamo a chiederci per chi ?

Per cosa ?

Una volta si combatteva per uno scopo, per un valore, per onore, oggi?

Per soldi, torna conti, miseri interessi.

Lo ripetiamo, squallido !

Avendo conosciuto, ascoltato e vissuto questa storia, quale genitore sano di mente spronerebbe mai il proprio figlio a coltivare interessi, passioni, curiosità che lo allontanino dal proprio nido?

Pensiamo inoltre ai genitori dei militari che vedono battersi i propri cari per una causa “persa”, non persa perché c’è chi ha torto e chi ragione, persa perché comunque vada rischieresti di essere una pedina nelle mani di nessuno, anzi di un signor nessuno.

Giulio Regeni é come se fosse un po’ il figlio di tutti noi, un ragazzo avventuriero, curioso, sorridente e amante della vita e della libertà.

Per questo tutti noi dovremmo poterci mettere nei panni di quella madre che per giorni non ha avuto notizie, ha passato notti insonni e continua a vivere in un incubo che non avrà mai fine.

Una famiglia che vivrà per anni nel rimpianto di un ultimo abbraccio, nel ricordo di un sorriso, una famiglia che non sarà mai più la stessa perché divisa dalla perdita, dallo sgomento da un vuoto incolmabile.

Per via dell’omertà, del disinteresse, del menefreghismo, della poca indulgenza gli ASSASSINI di Giulio, forse non avranno MAI un nome preciso, il suo omicidio sarà avvolto in una nube di mistero che con il tempo cadrà nel dimenticatoio.

Quanti Giulio e quanti Maró dovranno ancora esserci prima che l’Italia e il suo mondo politico dispieghino con immediatezza e risoluzione la totalità delle proprie forze, della propria dignità, della propria lealtà per permettere di far tornare a casa in tempo i propri cittadini dalle rispettive famiglie?

Quante vittime innocenti devono ancora piangere le nostre famiglie per avere delle risposte leali?

Quando lo stato si imporrà realmente per avere la verità e la giustizia sulla morte di Giulio Regeni?

Quanti Giulio dovranno ancora perdere la vita ?

Dedicato a Giulio, nella speranza che la sua voglia di vivere fino in fondo la propria vita e i suoi sorrisi siano sempre di esempio.

 

Fonte immagine in evidenza: http://www.unescogiovani.it/world-press-freedom-day-2016-il-comitato-giovani-aderisce-alla-campagna-verita-per-giulio-regeni/