Molte persone si limitano a vivere la propria vita accontentandosi solamente di ciò che hanno a portata di braccio o di ciò che gli altri gli impongono.

Un noto proverbio cita “chi si accontenta gode”, e in effetti molti lo prendono come regola di vita.

Questi sono i mediocri, gli ignavi, quelli che non hanno voglia, passione, ardore e nemmeno gioia nella loro vita.

Si accontentano perché è la cosa più semplice, la meno pericolosa, la meno difficoltosa, perché si corre meno il rischio di sbagliare quindi di esser giudicato dal “prossimo”.

Questi sono quelli per i quali ogni giorno inizierà con una sbuffata di insofferenza e finirà con il malessere della insoddisfazione.

Questi sono quelli che dopo anche dovessero vivere ottanta anni, avranno goduto di un ottantesimo del tempo vissuto, poiché impegnati a trascinarsi nelle giornate o perché intenti a giudicare gli altri, o peggio ancora sempre pronti a prevaricare gli altri per cercare di dare un senso alla loro triste vita.

Poi ci sono le persone che non accettano che la mediocrità segni ogni passo della loro vita, e per questo rischiano, lottano, si confrontano, si mettono in gioco, affrontano anche amici e parenti pur di ascoltare il loro cuore e seguire le loro passioni, quindi esaudire i propri sogni.

Queste sono quelle che nella vita sorrideranno ad ogni avversità perché coscienti della loro forza e delle loro qualità.

Queste persone sono quelle che potranno sempre confidare e godere di un’esercito di persone fidate attorno perché loro stessi hanno saputo donare tanto amore nella vita.

Queste persone sono quelle che hanno sempre saputo e voluto prendere decisioni nel rispetto dei più puri sentimenti quali amicizia, lealtà, coerenza, altruismo e compassione.

Queste persone sono quelle che prima o poi si incontreranno e formeranno delle amicizie così forti, così vere e spassionate che saranno capaci di donare loro una energia e una grinta attraverso le quali poter affrontare ogni avversità, ogni pericolo, ogni forza preponderante, fosse anche un intero esercito.

Questo vuol dire poter donare e ricevere un amore puro.

Amore, amare e venir amato.

Quante mediocri vite non conosceranno mai veramente la parola “amore”.

L’uomo è perennemente alla ricerca del vero amore, riuscirà ad avvicinarsi ma raramente potrà conquistarlo.

Questo per il semplice fatto che la maggior parte delle persone nel rapportarsi con il proprio compagno o la propria compagna pongono limiti, innalzano muri, segnano patti, danno delle regole, imitano gli altri, cercano solo di accontentare se stessi, o peggio ancora di accontentare l’altro/a.

Gibran cita “Amatevi, ma non fate dell’amore un laccio. Lasciate piuttosto che sia un mare in movimento tra le sponde opposte delle vostre anime. Bevete uno dalla coppa dell’altro ma non bevete da una sola coppa. Scambiatevi il pane, ma non mangiate un solo pane. Cantate e danzate insieme e insieme siate felici, ma permettete a ciascuno di voi d’essere solo”.

L’amore è tante cose e non è altrettante.

L’amore non è la ricerca dell’utile.

L’amore è curarsi reciprocamente le ferite che la vita ci impone.

L’amore è vivere le preoccupazioni, le paure, i desideri dell’altro come se fossero i nostri.

Il vero amore è quello che si è creato e si è consumato tra Antonio e Maria, nato e fortemente voluto tra mille problemi, paure e incomprensioni.

L’amore maturato tra Antonio e Maria ha saputo superare tutti gli ostacoli, le avversità, la sofferenza che dodici anni di tumori hanno saputo tristemente e cinicamente creare.

L’amore è Antonio che pur di non far soffrire Maria per dodici anni, per non renderla partecipe delle enormi sofferenze fisiche e mentali vissute, non ha mai perso il sorriso dalla bocca.

L’amore è Antonio che è vissuto nella completa convinzione che dedicare la propria esistenza alla propria famiglia rappresentasse per lui l’antonomasia della felicità.

L’amore è Maria che seppur accortasi delle sofferenze vissute dal marito Antonio ha sempre fatto finta di non soffrirne per non appesantirlo di dolore e rimorsi.

L’amore è Maria che seppur conscia delle sicure future difficoltà e dolori derivanti dalla già conosciuta malattia di Antonio ha deciso contro tutto e contro tutti di diventarne comunque degna moglie, andando così incontro a sicuri momenti strazianti.

L’amore è Maria che felicemente e silenziosamente dedica ogni secondo della propria vita ad accudire, coccolare, guardare e piangere discretamente il proprio marito morente, cosciente che un un giorno la lascerà.

L’amore è rappresentato da due genitori che si privano di ogni liberà ed eccesso pur di far crescere sani, educati e sereni due splendidi bambini quali sono Biagio e Carmen, due diamanti di cinque e sei anni.

L’amore è non poter godere di tutta l’affetto che due genitori potrebbero darti sapendo del male che ti logora piano piano ma inesorabilmente, per il solo fatto che non gli si vuole dare un dolore se non quello inevitabile degli ultimi giorni quando la conoscenza dello stesso risulta forzata da una agonia non più mascherabile.

L’amore è saper festeggiare con tutta la serenità e la gioia possibile la giornata di oggi 08 giugno 2017, anniversario di matrimonio di Maria e Antonio pur sapendo che potrebbe essere l’ultimo.

 

Semmai rinascesse un moderno William Shakespeare, sicuramente riscriverebbe la tragedia di Rome e Giulietta ispirandosi al grande e sofferto amore vissuto tra Antonio e Maria.

 

Vorrei salutare l’amore vero, forte e immutabile nel tempo che sarà, esistente tra Antonio e Maria con le parole di Gibran:

“Il vero amore non è né fisico né romantico. Il vero amore è l’accettazione di tutto ciò che è. è stato, sarà o non sarà. Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno. La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia”.

 

Antonio e Maria il vostro amore è nato puro e travolgente, ha dato dei frutti splendidi e non finirà nemmeno dopo di voi.