Questo nostro tempo è il tempo dell’incertezza, dell’instabilità,  dell’insoddisfazione, dell’apparire più che dell’essere.

Eppure, quando siamo soli nel nostro intimo, ci rendiamo conto, lo sentiamo dentro di noi che questa situazione così com’è non è ciò che desideriamo veramente. Ma appena questo pensiero ci sfiora, ecco che la distrazione è subito dietro l’angolo. Un messaggio, una foto su Instagram, la tv, l’aggiornamento android, la mail, Whatsapp, fino a sommergere quel pensiero da altre miriadi di cose, si fa fatica a trovare il tempo di ragionarci sopra per capirne le cause.

Siamo fatti di spirito e non solo di carne, e lo spirito, quello che contiene le nostre emozioni più profonde e i sentimenti  non si alimenta di foto sui social, di Facebook e di schermi con più o meno risoluzione, ma di rapporti umani, di condivisione e di una connessione reciproca col prossimo.

Al contrario l’era del “tutto online” sta completamente distruggendo la condivisione, se pur in maniera effimera ci spingano a condividere (come ci fregano con le parole è davvero impressionante). La presunta realtà vissuta dentro il social è vuota, non esiste e sta sempre di più eliminando la partecipazione umana, quella vera, reale, quella che puoi toccare nel vero senso della parola, con un abbraccio ad un amico, con la visione sincera di un sorriso con la sensazione di non essere sempre più soli, concedendoci sensazioni accattivanti in “megapixel”, ma di breve durata.

Se potessimo fare un sondaggio, vorrei sapere quante sono diminuite le telefonate (tranne quelle dei call center) per sentire la voce di qualcuno da quando esiste whatsapp, per dirne una. Sono sicuro che la percentuale da quando ero ragazzino io a oggi è assurda e sconcertante.

Non sono ipocrita, ho anch’io facebook e instagram, magari qualcuno leggendo potrebbe dire: “parli tu che ci navighi e sei presente in entrambi”, proprio per questo scrivo su questo tema, se non gli avessi non potrei parlarne con cognizione di causa.

Il fatto è che mi sono ritrovato molte volte a scorrere con il cellulare la home dei social senza interesse, solo per abitudine, perchè è come quando sei fumatore e in un momento di imbarazzo accendi la sigaretta per darti un tono di sicurezza e non hai nemmeno voglia di fumarla perchè l’hai spenta poco fa  (anche qui parlo con cognizione di causa, sono un ex fumatore), ormai lo facciamo anche se sappiamo che non c’è nulla di nuovo, perchè eravamo collegati 2 minuti prima.

Siamo Dipendenti da social.

Una volta ho contato quante volte sono entrato sui social, ho praticamnete segnato in una giornata normale quante volte ho cercato il tel per farlo ( ho segnato anche solo l’idea di prendere il telefono , perchè in una giornata normale l’idea si sarebbe traformato in accesso al 100%), e in media in una giornata sono circa 70 volte. Sembra poco, ma se teniamo presente quanto tempo rimaniamo a visualizzare e lo moltiplichiamo per le volte che ci entriamo vengono dei numeri spaventosi, ore che potrebbero essere dedicate tornando al discorso di prima, alla condivisione, oppure ad alimentare la nostre doti, in parole povere a cose più concrete.

Nell’era della comunicazione noi non sappiamo più comunicare. Siamo talmente presi dai MI PIACE che se vediamo qualcuno in difficoltà lo filmiamo piuttosto che prestare soccorso (per fortuna non tutti, se in futuro non vediamo gli operatori delle ambulanze farsi i selfie durante un massaggio cardiaco, vuol dire che questo articolo è servito a qualcosa).

Come disse un Professore che intervistai tempo fa “bisogna avere fiducia nell’uomo perchè sarà in grado di uscire da questo torpore”. In effetti è vero, perchè mentre faccio questa riflessione, molti di noi hanno interiorizzato la sensazione di un qualcosa che sta cambiando, perchè lasciando perdere “le distrazioni” si sono messi a riflettere,  pensare a trovare il tempo che prima era occupato dallo scorrere le Home dei social e hanno deciso di cambiare le abitudini degenerative.

Una parte si preparano ad un ragionamento nuovo, adeguato al processo di cambiamento che avanza prorompente, altri ancora si ostinano, ma avanza lo stesso a prescindere da loro, i duri di comprendonio si troveranno in difficoltà quando ci costringerà ad una scelta.

Siamo connessi col mondo intero, eppure di ciò che sta succedendo nel mondo non sappiamo nulla o quasi. Vogliamo un cambiamento, ma il comportamento è il medesimo che ha portato allo status attuale, una stessa azione porta sempre la stessa reazione, e anche questo ormai ce lo siamo dimenticati.

ATTENZIONE

Non sto dicendo che la colpa è dei social, perchè da solo non può nulla, è come l’arma che da sola non può uccidere, dipende sempre dalla consapevolezza d’utilizzo e del danno che potrebbe creare facendone un uso sbagliato. Ma credo vivamente che abbia accellerato un processo di desocializzazione distruttivo, sulla base del fatto che l’uomo per progredire ha sempre avuto bisogno dell’altro, controvertere la natura è scellerato, sappiamo tutti qual’è il finale.

In conclusione volevo ricordare l’intervista dell’ex presidente di Facebook per chi di voi non abbia avuto modo di poterla ascoltare.

P.S.

Questa è una riflessione che ha una sua morale ben definita, sta a voi trovarla.

Per quanto riguarda il cambiamento… A voi la scelta!!

 

 

di Daniele Cossu

 

 

 

 

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