È la prima sentenza che riconosce il nesso causale tra l’esposizione al gas e il tumore al polmone. Due anni per omicidio colposo all’ex direttore generale della Sanità militare, Ministero condannato a risarcire. I fatti nella base Nato del Monte Venda. Guariniello: “Decisione tribunale Padova sia di monito alla politica”

ROMA – Tre militari hanno avuto il tumore al polmone in seguito all’esposizione da gas radon sui posti di lavoro: prima condanna in Italia del vertice della Difesa. La sentenza è del Tribunale di Padova. Agostino Di Donna, l’ex direttore generale della Sanità militare, è stato condannato a due anni per omicidio colposo. Di Donna e il Ministero della Difesa sono stati condannati anche a risarcire il danno a tre militari che sono stati riconosciuti come parti civili nel processo. Del rischio esposizione radon correlato a tumori al polmone si è occupata di recente anche la commissione “Uranio” della Camera presieduta da Gian Piero Scanu che ha presentato una proposta di legge sulla sicurezza dei posti di lavoro delle Forze Armate in attesa di essere calendarizzata a Montecitorio per la votazione in Aula. La Commissione ha accertato che le Forze Armate “per decenni hanno esposto personale militare e civile ad elevatissime concentrazioni di gas radon” facendoli lavorare in posti come “il sito incavernato del Monte Venda, mantenendo il silenzio sull’esistenza del gas radioattivo noto per la sua cancerogenicità”.

Raffaele Guariniello, ex pm esperto di prevenzione e consulente della commissione ‘Uranio’ della Camera: “Sentenza storica, la prima in assoluto che riconosce il nesso causale tra esposizione a radon e tumore al polmone. Ora la politica rifletta sulla proposta di legge della Commissione finalizzata al miglioramento delle condizioni di salute dei posti di lavoro dei nostri soldati”. Il radon, sottolinea l’ex magistrato, è la seconda causa di tumore al polmone dopo il fumo.

• EX PM: “GIURISDIZIONE DOMESTICA ESCE SCONFITTA”
“Con la riserva che si tratta di una sentenza di primo grado – aggiunge Guariniello – la giurisdizione ‘domestica’ esce sconfitta. Questa sentenza dimostra che se non si fa attività di prevenzione si può arrivare a delle condanne. La morale che ne esce è che occorre una effettiva vigilanza all’interno delle Forze Armate, cosa che non è possibile se viene effettuata (come ora) internamente dal ministero della Difesa per un evidente conflitto di interesse. In futuro la vigilanza potrebbe farla, ad esempio, il ministero del Lavoro”.

• DAL PROCESSO EMERGE CHE F.A. SAPEVANO
Dal procedimento penale presso il tribunale di Padova emerge che le Forze Armate Nato erano a conoscenza delle elevate concentrazioni di radon nelle installazioni militari di Monte Venda già dalla fine degli anni Ottanta. Avevano inoltre messo in atto azioni di tutela del proprio personale, quali limitazioni degli accessi ai locali ed utilizzo di appositi dispositivi di protezione individuale, fino alla chiusura del sito. Al contrario, risulterebbe che le Forze Armate italiane esposero ancora per decenni il proprio personale addetto mantenendo il silenzio sull’esistenza del rischio radon e non adottando adeguate tutele”.

• DUE ANNI PER OMICIDIO COLPOSO
Agostino Di Donna è stato condannato per omicidio colposo a due anni (pena sospesa). Col ministero della Difesa dovrà risarcire tre parti civili, ovvero militari che hanno patito sulla loro pelle l’esposizione al gas naturale dopo aver lavorato per anni nel ventre del Monte Venda, la base Nato creata nelle viscere di quelle rocce destinate a nascondere le sale operative del primo Roc attivo tra il 1958 e il 1998, anno della chiusura con il tramonto della guerra fredda.

CONDANNA RADON, IL DISPOSITIVO DELLA SENTENZA DI PADOVA

• COMMISSIONE CAMERA: “C’ERA IL RADON MA LA DIFESA TACEVA”
Nella relazione della commissione parlamentare ‘Uranio’, presieduta da Gian Piero Scanu che per la prima volta ha messo a fuoco le carenze nella sicurezza sui posti di lavoro dei militari, c’è un capitolo dedicato al caso radon nella base Nato del Monte Venda. Le indagini della Commissione hanno consentito di accertare che per decenni le Forze Armate italiane hanno esposto personale militare e civile ad elevatissime concentrazioni di gas radon, un gas radioattivo noto per la sua cancerogenicità. È in luoghi di lavoro di questo tipo che hanno prestato servizio per svariati anni, in alcuni casi per l’intera carriera lavorativa, numerosi lavoratori dell’Amministrazione della Difesa colpiti in seguito da tumore polmonare.

Quali, ad esempio, quelli ammalati o deceduti dopo aver lavorato per lunghi periodi nel sito incavernato del Monte Venda, nel complesso orografico dei colli Euganei, in provincia di Padova ove, nelle viscere della montagna,

era stata scavata sin dagli anni Cinquanta del secolo scorso la base militare che ospitava il 1° Regional Operative Command (1° Roc). Qui le concentrazioni di radon superarono di decine, e in alcune postazioni anche di cento volte, gli attuali limiti di legge per i luoghi di lavoro.

Fonte: http://www.repubblica.it/cronaca/2017/11/02/news/militari_cancro_polmone_esposizione_gas_radon_vertice_difesa_condannati_tribunale_di_padova-180039823/