Si è passati dalle minacce ai fatti!

I bombardamenti sono iniziati, gli eserciti si affrontano e le prime vittime tra i ranghi dei reparti di fanteria iniziano a vedersi.

I civili scappano tra la confusione degli spari e delle esplosioni, mentre qualcuno rimane indietro perché colpito a morte.

Gli altri cercano riparo nei sotterranei, nelle cantine, in luoghi di fortuna, ma non c’è posto sicuro viste le armi che l’uomo ha creato per distruggersi.

E’ successo tutto all’improvviso, durante il quotidiano che le famiglie vivono, bambini a scuola, genitori di corsa per non far tardi al lavoro, il postino che imbuca le lettere, il pasticciere che consegna le paste fresche al bar della piazza.

Un ordigno esplode e spezza la routine quotidiana, le minacce che lo Stato aveva ricevuto sono diventate fatti.

All’inizio si pensò ad un attentato, ma le televisioni nazionali avevano appena dichiarato lo Stato di Guerra.

Ed ecco scene già viste negli anni 40 del Novecento, ragazzi giovani richiamati alle armi per difendere i propri confini, sconcertati, con occhi persi nel vuoto e pianti di disperazione, consapevoli che una guerra oggi significa la fine del genere umano.

L’invasione nemica dopo il primo bombardamento è imminente, gli uomini vedono il nemico sbarcare, e le stesse navi che li hanno trasportati bombardano la costa con i cannoni.

La paura è il sentimento che accomuna gli eserciti, la morte la loro compagna.

C’è però qualcosa nell’aria, tra il sangue dei feriti e dei morti dilaniati dalle raffiche di mitragliatrice per difendere la costa, tutti i soldati hanno un sentore, come un sentimento ancora mai provato.

I caccia nemici sorvolano la città, il loro volo porta morte e distruzione, uno di loro si stacca dalla formazione, le coordinate ricevute per il bombardamento sono state comunicate al pilota, incredulo richiede conferma delle stesse:” Confermiamo coordinate trasmesse, passo”.

Il pilota non crede alle sue orecchie, risponde alla torre di controllo:” Siete sicuri? Ci sono dei bambini, quella è una scuola ci sono innocenti”.

La torre di controllo riconferma le coordinate.

Il pilota bombarda tutta la zona, compresa la scuola…

Improvvisamente sembra che il mondo si fermi.

Le TV e le radio fanno sapere che cinquecento bambini sono morti nei bombardamenti.

Dopo qualche giorno la notizia invade i ranghi schierati uno contro l’altro.

Lo sconcerto è nei volti, le domande sono tante, la rabbia ancor di più.

Nessuno spara più un colpo, la battaglia si ferma, le uniche grida sono quelle dei feriti.

In guerra si muore, ma quando è un nemico ad ucciderti lo accetti, fa parte delle “regole”, ma quale pericolo potevano causare 500 bambini agli obbiettivi dei potenti?

Nessuno per giorni ha il coraggio di prendere un’arma.

Gli ordini dall’alto non vengono più ascoltati.

I Generali e gli esponenti dei Governi di entrambe le parti schierate fanno il giro tra tutti i reparti in campo per convincere i soldati a riprendere la guerra.

Si arriva alle minacce per dissuaderli, pur di sentire ancora lo scoppio di un proiettile destinato al cuore di qualcuno, ma nessuno parla o risponde, né cede, nessuno vuole continuare la guerra.

Gli eserciti si uniscono, marciano insieme verso la scuola bombardata in cui 500 bare bianche sono disposte in strada, in attesa di sepoltura, tutti con le mani incrociate dietro la testa, come si fa per i prigionieri.

Migliaia di soldati sfilano tutti nella stessa posizione, i civili non capiscono cosa succeda. “Perché i nostri soldati sfilano accanto a chi ci ha attaccato? Perché hanno tutti le mani incrociate sopra la testa?”

Tutti i militari arrivati alla scuola, si inginocchiano davanti alle bare, nessuno rimane in piedi.

Un soldato nemico poco dopo si alza, va davanti alla folla, vuole dire qualcosa:” Siamo colpevoli delle nostre stesse sofferenze, ognuno di noi ha 500 vite sulla propria coscienza.

Siamo prigionieri di una società che brama il potere e che per ottenerlo non ha paura di spezzare vite innocenti, e ancora meno di farci estinguere!

Io prometto davanti a questi cinquecento angeli, che non causerò mai più violenza né punterò mai più un arma contro qualcuno.

Io non voglio più essere prigioniero, voi cosa scegliete?”

La folla si alza in silenzio, tra la moltitudine di soldati e civili si sente una voce: “Lo prometto” e poi ancora uno: “Lo prometto anch’io” e poi ancora e ancora, fino a che un boato unanime sancisce un nuovo inizio e una nuova speranza.

Quelle gracili vite, spezzate dall’orrore del male, hanno fatto un miracolo, non sono morte invano!!

 

Pace!

 

di Daniele Cossu

 

fonte:https://www.google.it/search?q=tienanmen+carro+armato&rlz=1C1AVNE_enIT666IT669&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ved=0ahUKEwiio6jDovXXAhUMDewKHXDuDNMQ_AUICigB&biw=1366&bih=637#imgrc=4YeCsmDoKs0oEM: