Guardo la mia piccola dormire e cerco di capire quale mondo si troverà ad affrontare.

Mi domando se sarò sempre capace di consigliarla.

Mi domando se sarò sempre presente per proteggerla.

Mi domando se lei sarà abbastanza forte da potersi difendere da ogni cattiveria e da ogni squallore che sicuramente troverà davanti alla sua strada.

Certo i problemi, le avversità, così come gli avvenimento postitivi servono a formare la persona, il suo carattere, la sua capacità di reagire alle avversità in maniera elastica, immediata, razionale e risolutiva.

Questo sempre se le si affronta con le armi giuste e quanto più possibili pari.

Ma in tutto questo pensare, questo creare soluzioni volute e sperate più che reali e fattibili, rabbrividisco e mi sento il cuore battere frenetico.

Se fossi stato io nei panni di Antonio, se fosse la mia piccola a dover piangere ogni giorno sul letto accanto al padre morente.

Se fosse la mia bambina a non poter avere la possibilità di vivere la propria infanzia nell’affetto e nella protezione del padre.

Se fosse la mia bambina a dover soffrire in ogni momento della vita, come  quando vedendo la giusta gioia dei propri compagnetti di classe all’uscita di scuola o nelle feste di classe con i genitori, si accorge di ciò che avrebbe voluto avere accanto ma che gli è stato tolto.

Se fosse la mia piccola a passare tutti i prossimi natali a scartare tristi regali bagnati di lacrime.

Se fosse mia moglie già distrutta per la situazione a dover spiegare con le giuste parole e nascondendo gli occhi lucidi alla sua bambina, del perché il proprio papà non può scendere dal letto per tornare a giocare con lei come una volta a causa di un male riscontrato in servizio che lo ha paralizzato e investito di dolori lancinanti.

Se fosse la mia amata compagna a dover spiegare alla mia bambina che suo papà non gioca con le, non gli risponde, non le dedica più una carezza, non perché non le voglia più bene bensì perché una malattia insensibile e crudele lo costringe a riposare anche contro la propria volontà.

Se fosse mia moglie a dover andare a dormire tutte le sere nella angosciante sofferenza di trovare un letto troppo grande e troppo freddo dove poter passare la notte.

Se fossero i miei genitori a vivere la straziante situazione di dover seppellire con le proprie mani e piangere ogni istante della loro vita il proprio figlio.

Se fossero i miei genitori a dover vivere gli ultimi anni che gli rimangono nell’agonia di non poter riabbracciare il proprio figlio, per il semplice motivo che è morto per la “Patria” che ha sempre amato e difeso con la stessa intensità e rispetto dedicato a loro stessi.

Se fossi io a non poter godere dei primi passi di mia figlia, delle prime ginocchia sbucciate, dei primi compiti in casa, delle prime feste di compleanno, del primo fidanzatino, delle prime delusioni d’amore, del matrimonio, dei nipoti, di una morte serena nel mio letto accerchiato da ogni persona che mi ha voluto bene e che mi vuole salutare nel mio ultimo lancio.

Allora cerco di dare una spiegazione a ciò che sta vivendo Antonio.

Cerco di capire come mai negli ultimi dodici anni non ha potuto godere di tutto quanto c’è di bello nella vita, la famiglia, gli affetti, gli amici, per il semplice fatto che ciò che ha sempre difeso e servito, ovvero lo Stato in ogni sua forma e rappresentazione, nel momento in cui c’è stato un problema, proprio quando un suo figlio, un suo uomo, un suo cittadino, un suo soldato aveva più bisogno di lui lo ha abbandonato, lo ha relegato all’angolo, lo ha escluso, lo ha privato della dignità e dell’identità.

Ma poi penso, ritorno razionale e lascio viaggiare la mente nei ricordi anche personali e capisco.

Trattare con un’ombra con un qualcosa di sconosciuto, di indefinito senza identità e nome, invece di trattare con un soldato, un servitore dello stato, un padre e marito, un uomo con una storia, una famiglia una umanità, risulta molto più facile.

E’ più facile discutere con qualcuno facendo finta di non conoscerlo, di non conoscere cosa lo muove e i sentimenti dallo stesso vissuti, poiché cosi facendo saremo più facilmente sollevati da ogni tabù e ristrettezza morale e di umana compassione.

Come possono i rappresentanti di uno Stato grande e fiero come l’Italia essere arrivati a togliere l’identità a un loro servitore pur di non dover ammettere degli errori, delle dimenticanze, delle defezioni, delle dinamiche nello Stesso presenti, che ormai rasentano la peggiore mentalità possibile, sempre più simile ad un ambiente mafioso che ad uno Stato di diritto.

Ad Antonio hanno tolto l’identità, lo hanno lasciato da solo, senza volto, come se non fosse mai esistito per loro, come se non lo avessero mai incontrato, conosciuto, valutato, apprezzato, come se non avessero mangiato lo stesso fango, respirato la stessa sabbia e pulito lo stesso sangue.

Ad Antonio è stata tolta la possibilità di vivere i suoi ultimi anni, ultimi dolorosi e sofferenti anni di vita, nella possibilità di godersi esclusivamente e pienamente l’affetto della moglie, dei figli, dei parenti e degli amici e colleghi.

Antonio pur attaccato da varie metastasi tumorali ha dovuto rubare il tempo ai suoi figli Biagio e Carmen di cinque e sei anni e alla dolce e sempre presente Maria per difendere il suo onore, il suo nome, i suoi diritti e il futuro dei propri bimbi nei tribunali.

Antonio pur menomato pesantemente da metastasi alla vescica, ai reni, ai polmoni, al cervello e alle ossa, è stato costretto dalle sorde e cieche Istituzioni a passare tutti questi anni nella paura di non riuscire a garantire una vita dignitosa e umana alla propria famiglia dopo la sua morte.

Lo Stato, proprio ciò che Antonio ha sempre difeso, sostenuto e onorato, ha iniziato a negare ad Antonio tutta una serie di indennità e riconoscimenti che lo stesso Stato gli riconosceva con leggi dallo stesso emanato.

Allora guardando la mia piccola dormire serena accanto a me mi chiedo, perché lo Stato si comporta senza umanità, senza onore, senza il rispetto delle regole fondamentali e necessarie per poter chiamare un Paese la “Patria”.

Antonio cercava solo di poter ricevere ciò che gli spettava per legge.

Antonio voleva solo preservare la sua dignità e la propria famiglia.

Antonio ha combattuto come un leone fino a quando ha resistito.

Antonio non ha mai fatto pesare ad alcuno il suo delicato e sofferente stato di salute e mentale.

Antonio pur vivendo oltre a una forte menomazione fisica, anche a uno stato di depressione psicologica, ha sempre ostentato un sorriso e una ironia fuori dal normale.

Tutto questo per non far vivere ai propri figli tutto il dramma che lo logorava giorno dopo giorno.

Antonio ha preferito tenere per se tutta la sofferenza vissuta.

Può la “Patria” come la chiama Antonio, comportarsi in maniera tale da negare ad oltranza il rispetto delle sue stesse leggi al solo fine di preservare persone che pur coscienti degli errori commessi invece di recuperare agli stessi arrivano a minacciare per non farli evincere e riuscire, quindi, a rimaner impuniti e a godersi ciò che si sono guadagnati senza onore?

Può la “Patria” aver costruito un sistema di coatta omertà, violenza e falsificazione?

Possono persone che indossano la stessa divisa che Antonio ha indossato con onore e per la quale sta morendo, non avere un rimorso, un cedimento, un ripensamento, un attimo di lealtà e umanità e riconoscere a un proprio fratello ciò che la legge prescrive?

Adesso mi chiedo, perché Istituzioni avete lasciato che Antonio diventasse un essere senza volto, senza identità, senza una storia, perché lo avete fatto dimenticare agli italiani?

Perché voi colleghi, amici che avete anche se in ritardo saputo di tale situazione non vi siete tutti messi accanto ad Antonio a supportarlo anche solo umanamente?

Possono pochi anni cancellare nelle vostre memorie e nei vostri cuori la persona e l’essenza di un amico, un collega come Antonio?

Cosa vi è successo?

Perché lo avete dimenticato?

Questo vuol dire che ciò che è successo ad Antonio potrebbe succedere ad ogni altro vostro uomo o nostro collega o amico che veste una divisa?

Questo è il trattamento che lo Stato riserva ai propri uomini quando hanno bisogno di aiuto?

Basterebbe vedere i volti e gli occhi presenti nelle foto qui riprodotte per capire quali sofferenze sono state create e vissute fino ad ora e quali altre devastanti se ne creeranno e saranno vissute a breve se non dovesse esserci una diversa presa di coscienza da parte delle Istituzioni.

Questi bambini sorridenti hanno diritto di continuare a vivere la loro adolescenza in un ambiente il più possibile sereno e dignitoso e non nella sofferenza di sapere che il proprio padre è morto per uno Stato irriconoscente, cinico e assente.

Lo Stato vuole veramente negare il loro sostentamento visto che se dovesse mancare ora Antonio, dato che non gli sono stati riconosciuti tutti i diritti a lui spettanti, compresa la reversibilità, gli stessi dovranno vivere senza alcuna entrata economica?

Non credo che sia questa la verità, fate in modo che tutti possano ricredersi su ciò che stiamo vivendo.

Fate in modo che tutti possano vedere che quando lo Stato sbaglia, perché sempre di uomini è fatto, lealmente riconosce gli errori e prontamente pone rimedio a tutela di tutti, compresi i suoi difensori in divisa.

Non lasciate che l’immagine qui riprodotta possa rimanere senza un volto.

Non abbandonate Maria, Biagio, Carmen in questo delicato e sofferto momento senza poter conoscere il vero volto del proprio marito e del proprio padre.

Fate in modo che almeno ora, nei suoi ultimo istanti di vita Antonio possa ritrovare quella dignità quell’onore, quell’identità, quella vicinanza da parte della propria Patria che è andata persa negli ultimi dodici anni.

Noi ancora tutti confidiamo nel nostro Stato, nelle nostre Istituzioni, nei Vertici militari che vestono la stessa divisa di Antonio.

Noi abbiamo ancora le fiamme della fede e della fiducia accese nel nostro cuore, non lasciate che vadano spente del tutto, sarebbe una situazione irreversibile per tutti.

 

Foto:Gaetano Longo | Lusso e miseria del vuoto